MIO PADRE
Sergio Vezzali entra a fare parte della famiglia “Ferrari” nell’estate del 1956, all’età di 23 anni, dopo avere fatto esperienza come meccanico presso l’officina Pancaldi di Vignola, alternandosi anche come autista di carri funebri.
Quando sono nato io, era in pista a Modena
a mettere a punto le vetture nei test invernali;
fu Enzo Ferrari stesso, a comunicargli che era diventato papà. Mio padre prese una bicicletta e andò alla Casa di cura Barbanti in tuta. Entrò, salutò mia mamma, uno sguardo a me neonato e poi di nuovo in pista.
La sua vita è “sacrificata” alle corse.
Per quarant’anni gira il mondo, sia con la Formula 1 che con le Sport Prototipi.
Il meccanico nella squadra corse è un ingranaggio fondamentale è il tres d’union tra ingegneri e piloti. Il referente privilegiato è Enzo Ferrari, con il quale mio padre si confrontava chiamandolo semplicemente “Commendatore”.
Oltre ad essere un meccanico, Sergio Vezzali avendo conseguito la patente che lo abilitava a condurre gli autoarticolati, guidava anche la bisarca prima, poi il TIR che trasportava le monoposto ed i prototipi in tutti i circuiti d’Europa.
Nella cassetta degli attrezzi: pinza, cacciavite e filo di ferro.
Lingua ufficiale: dialetto Modenese.
Bibita energetica: Lambrusco.
Tanti gli episodi particolari che mio padre non ha mai voluto pubblicare in libri o interviste. “Quello che succede ai box deve rimanere ai box.”
Questa era la sua regola.
Attualmente mio padre è “ospite” della Villa Estense di Torre Maina, una struttura a pochi chilometri dalla Ferrari, a causa della malattia di Alzheimer.
Comments